L’attuale presidente USA, Donald Trump, ha dichiarato lo stato d’emergenza e, tramite un ordine esecutivo (praticamente un ordine, avente valore legale immediato e di vasta portata in territorio U.S.A., che proviene direttamente dalla persona del presidente) ha reso illegale per tutte le aziende americane avere qualsiasi rapporto con una serie di ditte cinesi, tra cui Huawei.
Questo divieto vale anche per ditte come: Amazon, Google, Intel …
I punti interessanti sono:
- Il modo: Un ordine esecutivo del presente, dopo la dichiarazione di uno stato di emergenza
- Le parti coinvolte: Sia le aziende che gli stati e gli interessi che rappresentano
- Le implicazioni: Non si parla solo di Android, ma tutto lo store e l’ecosistema delle applicazioni
- Le implicazioni meno dirette: cosa vuol dire per i tentativi più o meno etici delle grosse multinazionali di espandersi nel mercato asiatico, a costo di creare prodotti invasivi per la privacy e la libertà personale delle persone.
Cosa vuol dire per l’uomo medio?
- Se hai un telefono Huawei, pur continuando a ricevere un supporto limitato, non avrai più la possibilità di aggiornare il tuo telefono alle ultime versioni di Android.
- Chi ha telefono Huawei potrĆ comunque avere acceso a Google Play e al negozio di App.
- Vedrai sparire o ridursi significativamente i prodotti Huawei.
- Non ne saprai mai esattamente il motivo ma ci saranno dei cambiamenti nei prezzi e nei tipi di prodotti in vari mercati tecnologici, legati anche a questo.
Huawei ha annuncio lo sviluppo di un proprio sistema operativo, apparentemente in corso già da tempo, ma dubito che questo aiuti molto quando non può avere accesso al negozio di app.
Comprereste mai un cellulare che non può scaricare Wazzup?
Come mai?
E’ ormai da qualche anno che gli organi politici stanno muovendosi per regolamentare il web, l‘epoca dell’informazione/disinformazione totalmente libera, del far west digitale, sta finendo; e temo non ci si possa fare niente (se non limitare i danni). Il GDPR, le normative sulla privacy e sul copyright sono solo un esempio di questa tendenza.
I governi si muovono lenti ma inesorabili e internet ĆØ uno strumento troppo potente per essere lasciato stare.
In questo specifico caso la Cina ĆØ da tempo al centro di numerosissime polemiche per i suoi attacchi digitali (alcuni accertati alcuni presunti) ai danni di varie nazioni. Tanto per citarne alcuni:
- La Cina “ammette” di avere un vasto reparto attivo nella difesa e offesa digitale
- Microchip per spionaggio installati dalla Cina in molteplici oggetti d’uso comune e non
- Social Network tibetano presumibilmente sotto attacco cinese
Non suscita per cui molta sorpresa la decisione dell’amministrazione america, seppur si tratti di una decisione forte. Specialmente alla luce della sempre maggiore apertura del mercato cinese.
COMMERCIALMENTE PARLANDO
Ovviamente questo, da un lato favorisce aziende come Samsung, Apple e simili. Almeno nei mercati Americani – Europei, dove vedranno sparire di colpo uno dei più grossi concorrenti del loro settore.
Allo stesso tempo chiaramente stronca tutte le iniziative o prospettive di espansione di molte di queste aziende nel mercato cinese.
ETICAMENTE PARLANDO
La Cina, pur occidentalizzandosi sempre di più, è ancora uno stato dove molto diritti umani vengono comunemente ignorati e la privacy non solo non è garantita ma è attivamente invasa da tutta una serie di leggi statali.
Molti siti sono bloccati e si può finire in prigione solo per aver cercato di accedere a siti che io e voi utilizziamo giornalmente.
Per cui. anche se personalmente non so se questa iniziativa porterà più bene che male, almeno di una cosa sono contento:
Tutta una serie di attivitĆ da parte di compagnie come Google e Apple, che per avvicinarsi al mercato cinese stavano iniziando a collaborare nello sviluppo di strumenti di censura e invasione della privacy; saranno quantomeno pesantemente ostacolate.
Anche perchĆ© questi strumenti sarebbero sicuramente stati usati altrove una volta testati. Prima o poi i problemi arrivano anche “a casa tua”.
Google scoperto a sviluppare una versione censurata del suo motore di ricerca per il mercato cinese.
Immagine di copertina: Annie Spratt su Unsplash